PlayStation Network: il disastro d'immagine
Cronaca degli errori di comunicazione di Sony.
Se in politica, come affermava Harold Wilson, una settimana è molto tempo, state pur certi che nell'universo dei videogiochi due settimane sono un'eternità.
Sono infatti bastati pochi giorni a trasformare quella che originariamente era una frustrazione più che comprensibile, legata all'incapacità di accedere alle funzioni di gioco online, in una crisi senza precedenti che ha visto tonnellate e tonnellate di dati personali e annessi dettagli bancari finire nelle mani sbagliate, rischiando di essere completamente compromessi.
Passerà ancora parecchio tempo prima che i dettagli tecnici, i motivi e soprattutto le conseguenze che da ciò deriveranno, siano del tutto chiari. Ma già sin da ora una cosa è ben delineata: Sony, con la sua forsennata strategia di comunicazione, ha combinato un autentico disastro mediatico, che nulla di buono ha portato se non delusioni e grattacapi ai suoi stessi utenti, preoccupati e irritati da una situazione ancora lontana dall'essere chiara (e che se già prima era incerta, ora è divenuta persino peggiore).
Dal 17 aprile a oggi il PlayStation Blog è l'unica fonte ufficiale di aggiornamenti, limitandosi a rilasciare una manciata di annunci a cadenza irregolare, culminati nel triste epilogo del 26 aprile, utili soltanto ad alimentare le già diffusissime preoccupazioni. Il tutto, ovviamente, mentre la delicata questione sfugge inesorabilmente dalle mani di Sony.
Nessuno, a quanto pare, si è chiesto quanti dei 77 milioni di iscritti al PSN (un dato dichiarato da Sony stessa) conoscessero effettivamente PlayStation Blog o il sistema di feed offerto da Twitter. Ma, se la cosa può in qualche modo consolare, anche coloro che ne sono al corrente finiscono per abbandonare prematuramente ogni speranza di delucidazione o rassicurazione.
Il primo comunicato ufficiale rilasciato da Sony e relativo al periodo di interruzione del servizio è datato 20 aprile. "Siamo consapevoli del fatto che alcune funzioni del PlayStation Network risultano al momento non disponibili," dichiarava Patrick Seybold, responsabile delle comunicazioni aziendali, tramite l'ormai celebre blog. "Sarà nostra premura aggiornarvi quanto prima sull'evoluzione della situazione con tempestive informazioni. Grazie per la vostra pazienza."
Detto questo, un "tempestivo" silenzio di due giorni. E proprio mentre Sony scendeva sempre più in profondità nell'abisso, l'intera rete si mobilitava a suon di ipotesi, supposizioni e presunte certezze, quasi a voler colmare quel misterioso vuoto di comunicazione.
Nella serata del 22 aprile, Seybold torna a far sentire le propria voce portando nuove informazioni ai lettori del blog. "Un'intrusione illegale e non autorizzata nel nostro sistema ha colpito duramente i servizi di PlayStation Network e Qriocity".
Impossibile non notare l'imbarazzante perifrasi, al limite dell'eufemismo, con la quale evitare il ricorso alla tanto temuta parola che inizia per "H": ma Sony, non senza un certo rancore, ha almeno ammesso l'esistenza di una falla di sicurezza. Niente di più, niente di meno.